venerdì 16 ottobre 2009

Pong


Pong, questo il suo nome, tra tutti i malati del centro di cure palliative è quello che più mi soprende.

Solo per il fatto che tra i pazienti è quello che parla meglio Inglese, me lo rende più simpatico e più volte è stato utile anche nel tradurre le comunicazioni anche verso gli altri infermieri.


Quello che realmente sorprende di lui è lo stato emotivo in cui vive.

E' HIV positivo.

E non solo: è paraplegico! Ha perso l'uso delle gambe, che riesce a muovere solo utilizzando le braccia, solo perchè sono praticamente pelle-ossa e niente più.

Lo stare fermo a letto per mesi, gli ha cuasato un terzo problema: le piaghe da decubito.
Ne ha tre: una gigantesca sull'osso sacro, più altre due laterali.

Quasi tutto il giorno soffre per i dolori delle piaghe ed ogni giorno è necessario fargli un intervento apposito di pulizia.

Tra tutti è quello che sta fisicamente peggio.

Eppure ha sempre l'aria estremamente tranquilla.
Mi ha raccontato che ha lavorato per 10 anni a Pattaya (sicuramente allora poteva camminare dato che i thailandesi non hanno gran rispetto per i disabili), poi è stato male.

Ora si trova al centro da 6 mesi.

Ma non c'è traccia di rimpianto o di lamentela, come se fosse indifferente alla malattia che gli impedisce di fare qualsiasi cosa.

E nel dire "qualsiasi cosa" lo intendo in senso strettamente letterale.

Molti degli altri pazienti possono alzarsi ed uscire. Alcuni fanno addirittura alcuni lavoretti all'interno del centro infermieristico.

Lui no. Non gli è nemmeno permesso di uscire nemmeno in carozzella.
L'unica cosa che riesce a fare da solo è mangiare quando gli viene portato il cibo sul tavolino.
Lo sposta, se lo sistema in posizione e mangia.

Tutto il resto del giorno lo passa in... niente!
Eppure è perfettamente presente, tranquillo, quasi sereno, se non quando quelle poche volte si lamenta dei dolori e chiede un massaggio alla gamba o al braccio.

Per me lui è una di quelle magie che si possono trovare solo in Oriente.

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