domenica 1 novembre 2009

Psicoscienza... o scienza per psicotici?

Dato che sono stato quasi tutta settimana malato....
...ho avuto un sacco di tempo da perdere :-)
... e mi sono dato agli aggiornamenti sulle nuove scoperte di fine XX secolo.

Ho scoperto delle nuove concezioni e punti di vista sul nostro mondo che vi riporto per pura curiosità, ma sulle quali c'è da riflettere.

il lato scientifico

Nella scienza classica newtoniana (e nella relatività di Einstein pure!) uno dei concetti basi è la località degli effetti di azione-reazione, cioè un elemento reagisce solo quando percepisce che è sottoposto ad una azione, non prima!

Se adesso esplode una supernova a 100 mila anni-luce di distanza, i nostri apparati riceventi non ci potranno mostrare l'evento prima di.. 100 mila anni, cioè il tempo che il segnale dell'avvenuta esplosione impiega per raggiungere i nostri apparati.
L'antenna ricevente reagisce mostrando l'esplosione solo quando percepisce il segnale, non prima.

Tuttavia questo paradigma di località non è realte. Esso viene rotto dalla meccanica quantistica e da esperimenti che sono già stati implementati. In alcune particolari situazioni le particelle quantiche rimangono in collegamento e reagiscono contemporaneamente, qualunque sia la distanza tra le stesse.

Gli effetti di questo effetto sono stati verificati quando nel 1995 è stato creato il primo condensato di Bose (una macroparticella quantica) di dimensioni visibili!

Una della possibili spiegazioni date (esistono decine di intepretazioni) è quella olografica di David Bohm.

Tale spiegazione filosofa che l'univeso è composto di due parti: una intrinseca ed una estrinseca.
Noi come essere umani abbiamo la possibilità di conoscere solo la parte estrinseca, perchè la parte intrinseca viene modificata dai nostri organi sensoriali. Dall'interazione dei due elementi (parte intrinseca + nostra percezione) nasce la nostra visione dell'universo, la parte estrinseca appunto.

Per es. noi possiamo percepire solo 3 dimensioni dello spazio, mentre le teorie mostrano che ce ne siano molte di più.

L'esempio chiave che spiega la non-località della reazioni quantistiche nella intepretazione di Bohm è quello dell'acquario con un pesce ripreso da due telecamere.
Quando il pesce si muove, il suo movimento appare su una telecamera, ma contemporaneamente si presenta anche sulla seconda. Ad un osservatore che può analizzare il mondo solo attraverso le due immagini sullo schermo potrebbe benissimo sembrare che ci siano due pesci che si muovono con un sincronisimo perfetto, come se comunicassero in maniera istantanea: non-locale.
La realtà intrinseca è quella di un solo pesce, che si estrinseca in due pesci per la presenza delle due telecamere ricettrici.


Il bello è che ci sono forti impressioni che anche il cervello ed i ricordi funzioni in modo olografico.

L'ologramma come sappiamo fa apparire un'immagine se illuminato adeguatamente.
Tuttavia se si taglia la pellicola in due, una sola metà è in grado di mostrare ugualmente tutta l'immagine. Idem se si divide in quattro e così via.
Ogni parte dell'ologramma contiene le informazioni complete dell'intero.

Questo è vero anche con i ricordi: non è possibile farli sparire anche sezionando il cervello! Comunque rimangono disponibili.

il lato spicologico

Grazie a Freud ad inizio secolo scorso si scopri che per risolvere alcune particolari isterie dei pazienti bisognava postulare la presenza di un apparato fittizio nel corpo umano, detto inconscio.

Gli studi successivi di Jung però misero presto in evidenza che molte delle patologie presentavano delle componenti che non potevano essere spiegate alla luce delle sole conoscenze esperenziali del paziente, ma che presentavano dei tratti comuni universali presenti di per sé all'interno dell'inconscio.
Jung chiamò questi elementi archetipi. La maggior parte degli archetipi sono descritti nei miti e nelle leggende dei popoli primitivi.

Un esempio molto accurato del concetto è quello della visione della dea scrofa che potete leggere seguendo il link proprio all'inizio della pagina.

Tuttavia ancora non bastava. Presto si mise in luce che il comportamento umano era determinato non solo da semplici pulsioni istintuali, ma da motivazioni di carattere emozionale. L'uomo opera per la sua piena autorealizzazione nel campo vitale. Al centro dell'attenzione si pone l'uomo come essere bio-energetico. Queste sono le basi della psicologia umanistica di Maslow.

Ma nel 1968 Maslow stesso si rese conto che la psicologia umanistica non bastava da sola a completare il quadro. La ricerca di auto-realizzazione ad un certo punto si trasformava in qualche cosa di più colto, di più spirituale, dove al centro dell'attenzione non vi erano più i bisogni del singolo individuo, ma quelli dell'umanità e del cosmo in generale.

Il ceco Grof dopo la morte prematura di Maslow prese in carico gli studi della psicologia transpersonale (come la chiamarono=, e sviluppò un sistema di respirazione che induceva i pazienti in uno stato della coscienza non ordinario.

Grazie a questo metodo riusci a individuare diverse componenti della parte psicologica alla quale si potevano associare alcuni disturbi di comportamento dei suoi pazienti.
  • l'inconcio alla Freud, base dell'esperienza autobiografica del soggetto, era la prima componente.
  • la seconda -perinatale- comprende i ricordi legati al parto dell'individuo.
  • l'ultima componente "afferma che l'Io (o Sé) personale è solo il riflesso di un Sé trascendente, di un centro di coscienza transpersonale, in cui tutte le cose trovano la loro origine e il loro principio costitutivo. Il Sé transpersonale costituirebbe così l'unità sottostante l'apparente molteplicità." Questa componente è quella dove risiedono gli archetipi di Jung.
A seconda di quale componente dell'incopscio si attiva, durante gli stati non ordinari della coscienza possono emergere alla mente dell'individuo ricordi sia legati alla vita attuale, sia al parto, che anche a vite precedenti.

conclusione

Ovviamente la possibilità di accedere a ricordi non direttamente legati all'esperienza dell'individuo risulta completamente incompatibile con il paradigma della località newtoniana, in quanto permetterebbe di ricevere segnali da zone non direttamente collegate con il nostro cervello... (sia nello spazio, che nel tempo!)

Mma cosa succede se il paradigma corretto è quello olografico di Bohm e se il cervello davvero funziona come struttura olografica?

... allora anche le ramificazioni più remote della psicologia transpersonale (come preveggenza, telepatia e altri poteri paranormali) acquistano un significato tutto nuovo... diventando a tutti gli effetti 'possibili'.

Una entità transpersonale collegata con tutto in tutti i tempi può accedere a qualsiasi posizione del tempo-spazio per recuperare informazioni di interesse.

Nella rappresentazione trasnpersonale dell'universo quanto vediamo è solo una rappresentazione di ciù che realmente esiste e la nostra vita è uno schermo dove proiettiamo tutti i nostri desideri e pulsioni emozionali.

...commenti? :-)

4 commenti:

  1. Caspita, Mazzo,ho scritto una pagina di esternazioni strane e confuse e adesso vedo che non si può fare 'incolla'. Mi spiace!
    Posso solo dire la conclusione: scienza per psicotici!))

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  2. no!!! hai salvato le tue considerazioni? perchè non me le mandi via posta?

    ps: io riesco a fare copia ed incolla... ma utilizzo firefox ed il MAC.

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  3. Ciao Massimo! Ecco quanto scritto:

    ‘Nella rappresentazione transpersonale dell'universo quanto vediamo è solo una rappresentazione di ciò che realmente esiste e la nostra vita è uno schermo dove proiettiamo tutti i nostri desideri e pulsioni emozionali.’

    Si, è chiaro. Il fatto di non capire l’universo, la sua forma, la sua origine, etc. mi da l’impressione che siamo come dei coralli che edificano strutture di calcare per abitarci, ma che viviamo in fondo al mare e non ci possiamo rendere conto di come è fatto un aereo, per esempio. Possiamo avere sul mondo la stessa opinione che possa avere un batterio su una nuvola.
    Poi, dal punto di vista psicologico, per prima siamo fregati dai riflessi, e poi credo che ci frega il fatto che ci sia un grande scarto tra la nostra percezione dell’altro e quello che l’altro è. Poi le cose si complicano perché c’è in scena quello che l’altro vuole essere, quello che è, quello che riesce esprimere di essere combinato con la nostra percezione di quello che vogliamo noi percepire dell’altro secondo quello che siamo noi, secondo quello che siamo capaci fisicamente di percepire, secondo il ritmo e la sincronia tra l’esternazione e la percezione. Perché io al mattino posso vivere un emozione, consumarla con interesse e a pranzo quando qualcun altro, più tardi, la vive, potrei essere già nella fase ulteriore che può essere contraria a quella del mattino. E quindi rifiutare quello che io sono stato al mattino nel mio interlocutore che non è in sincronia con me.
    Poi, spesso interagiamo secondo punti di riferimento comuni che le culture hanno creato per facilitare la comunicazione per ragioni di economia di tempo o altre ristrettezze. E spesso queste convenzioni urtano con quello che è l’individuo o magari diamo per scontato che l’altro sia posseduto della nostra stessa cultura. Fortunatamente la tecnologia ci ha tolto un po’ il problema del tempo e abbiamo anche i mezzi per prendere in considerazione più specificità e destrutturalizzare i rapporti. Risultato che pero ci rende un po’ smarriti, perché si stanno accumulando troppi cambiamenti senza che si sia provveduto a delle soluzioni nuove su tutti i livelli dell’ interazione umana.
    Credo viviamo un bellissimo momento di sfide. Possiamo essere in un mondo di eroi tragici o eroi vincenti. Sta a noi, trovare delle nuove convenzioni. Ci serve un ‘darwinismo’, un ‘aristotelismo’ contemporaneo. Da cui poi riorganizzare tutto secondo la nuova realtà. Comunque la psicolabilità culturale delle varie identità sociali è una palla al piede dell’umanità che non ci lascia liberarci per razionalizzare la nuova realtà. Dà, per certi versi, poesia alla vita, ma in genere è piccolo e misero. E la cosa che ci sfugge ancora di più è la mancanza di futuro sociale.
    Personalmente non sento più l’esigenza di incuriosire nell’universo, anche se ci sono ricadute tecnologiche nella vita di ogni giorno da queste ricerche. In questo momento lo percepisco solo come piccola curiosità estetica, che come problema esistenziale. Mi sono arresa. Il problema esistenziale che mi assilla è che siamo storicamente indietro come società di fronte a tutte le scoperte e utilizzi tecnologici. Non siamo cresciuti eticamente con lo stesso ritmo della crescita degli strumenti tecnologici e biotecnologici, se non in modo molto ristretto. Talmente ristretto che proprio coloro che lo hanno fatto risultano le nuove figure tragiche. Perché sanno di essere in pochi, di agire nel bene consapevoli che il male dell’inconsapevolezza degli altri distruggerà tutti e per prima chi è nel bene. Forse la soluzione sta nella riscoperta dell’importanza della costruzione della propria individualità solo in concomitanza con la costruzione dell’ambiente circostante (diritto, prossimità umana). Perché il dopaggio tecnologico ci ha distolto l’attenzione dalla socialità in quanto necessità di costruzione razionale del futuro.

    … Risposta: scienza per psicotici! ))

    Daniela

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  4. Premesso che nella lunghezza della risposta, hai aperto anche nuovi temi a cui non posso rispondere con un semplice commento, confermo che:

    a) al momento per noi l'universo sembra sempre di più apparire come qualcosa di incomprensibile. "Noi siamo coralli che cerchiamo di scoprire come è fatto un areo".

    b) "Non siamo cresciuti eticamente con lo stesso ritmo della crescita degli strumenti tecnologici e biotecnologici". Anzi dirò di più: i postulati alla base della scienza e della tecnologia sono cambiati e stridono fortemente con quelli utilizzati per la crescità sociale, che fa ancora uso di quelli precedenti.

    c) "Ci serve un ‘darwinismo’, un ‘aristotelismo’ contemporaneo. Da cui poi riorganizzare tutto secondo la nuova realtà."

    Ma qui iniziano le differenze: come mai i principi 'darwinisti' di Grof non possono essere accettati come tali? Sebbene le loro conseguenze siano estreme (per psicotici) nel loro percorso di sviluppo seguono un tragitto logico, supportato da una base di esperienze sul campo che sono innegabili.
    Quindi come mai arrivi alla risposta: scienza per psicoltici? :-)

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